1300. «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta»

La semina del mattino

1300. «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta» (Gn 3,4).

La missione che Dio affida a Giona ha un carattere fortemente penitenziale. La grande città di Ninive percorribile in tre giorni di cammino, necessita di una predicazione efficace perché gli abitanti si convertano. Il profeta, dopo tante traversie personali di ostinazione e di rifiuto della missione, costretto dagli eventi che manifestano chiaramente la volontà di Dio, alla fine si arrende e si mette a sua disposizione. Il racconto che riempie tutto il libro profetico che porta il suo nome, narra la sua disobbedienza e l’insperato successo della sua predicazione che meraviglia lo stesso profeta. L’insegnamento didattico sotteso, al dire dei commentatori biblici, tocca uno dei vertici dell’Antico Testamento. Giona comincia la predicazione proclamando con chiarezza e senza paura: «ancora quaranta giorni e la città sarà distrutta». Si ripete anche in questo caso la durata storica tipica della Scrittura di racchiudere nell’arco di quaranta giorni un evento straordinario. Tutto questo prepara ed evoca il tempo quaresimale che si caratterizza come predicazione ed accoglienza del messaggio catartico che deve portare alla conversione. Tante città nel mondo intero e soprattutto nelle nazioni una volta cristiane, sono simili a Ninive: sono aborriti e fatti saltare i valori più profondamente umani legati al buonsenso, alla natura, al rispetto dell’altro, alla fede in Dio. Le nuove generazioni spesso si caratterizzano per la sfrontatezza con la quale vivono la propria esistenza segnata dal «carpe diem», dall’afferrare cioè oggi ogni cosa godendosela perché tanto nessuno è in grado di assicurare il futuro. Ma poi arriva la sentenza che, prima di essere dichiarata da Dio, è pronunziata dalla natura stessa contaminata ed asservita ai valori di dominio e sopraffazione umana. Qualche Giona, oggi, non sarebbe proprio male! P. Angelo Sardone