1298. «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male»

La semina del mattino
1298. «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male» (1 Sam 24,18).

Accecato dall’invidia e dalla gelosia, Saul ha ingaggiato una vera e propria guerra contro Davide che è costretto a fuggire e diventa errante. Un giorno la situazione diviene a lui propizia perché entrambi, ignari l’uno dell’altro, finiscono in una grande caverna. Davide che è nel fondo si avvede della presenza del re che era entrato per un bisogno naturale e pur avendo la possibilità di ucciderlo, impedisce ai suoi soldati di farlo, limitandosi a tagliare un lembo del mantello del re. Dopo averlo fatto sente in sé uno scrupolo per avere agito contro il re. A ciò è spinto da un timore riverenziale verso il consacrato del Signore. Ha nelle sue mani colui che si dichiara suo nemico ma non l’offende; ha sotto gli occhi chi vuole ucciderlo, ma non l’uccide. Anzi, una volta fuori entrambi dalla caverna, Davide chiama a gran voce Saul, gli si prostra dinnanzi, gli chiede di non ascoltare la voce di quelli che affermavano che egli voleva la sua rovina e gli mostra il lembo del mantello. Il re ascolta Davide che afferma in verità di non avere alcun disegno iniquo nei suoi confronti, né ribellione. Saul ascolta, piange e finalmente pronunzia una parola saggia: «Sei più giusto di me; mi hai fatto del bene mentre io ti ho reso il male». «Historia docet: la storia insegna», dicevano gli antichi. «Historia magistra vitae: la storia è maestra di vita» scriveva Cicerone nel De Oratore, perché è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria. Non occorre essere teologi né tanto meno cristiani per comprendere queste verità: l’invidia accecante di chi crede di essere potente, alla fine si arrende dinanzi alla verità luminosa di chi è piccolo ed onesto. P. Angelo Sardone