1295. «Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi»

La semina del mattino
1295. «Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi» (1Sam 16,13).

Una volta ripudiato Saul a causa della sua disobbedienza, Jahwé rivela a Samuele di aver scelto al suo posto nella carica regale Davide, figlio di Iesse, il betlemmita. Con il corno pieno di olio, il profeta parte alla volta di Betlemme, consapevole di incorrere nell’ira del re, ma fiducioso ed obbediente a Dio. La scelta, infatti, è sua e sarà Lui stesso a dare indicazioni precise sull’eletto. La motivazione del sacrificio da compiere salverà il profeta da qualunque pregiudizio da parte del popolo. Iesse, incuriosito e nello stesso tempo orgoglioso, fa passare davanti a Samuele i suoi figli, ma per ciascuno, a cominciare dal primo, Eliab, il Signore avverte di non guardare l’aspetto né la statura. Dio, infatti, al contrario dell’uomo che vede ed è sedotto dall’apparenza, guarda il cuore. Passano sotto gli occhi del profeta sette figli. Ne manca uno, il più piccolo, con begli occhi e bello di aspetto, che stava pascolando il gregge. Samuèle fece mandare qualcuno a prenderlo. Il suo cuore sobbalzò quando udì dal Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». E così fece. Da quel giorno lo Spirito del Signore prese possesso della vita di Davide. La storia umana passa sotto il controllo di Dio; le sue scelte contrastano con le vedute umane: ciò che agli occhi degli uomini è debolezza, ai suoi è fortezza. Dai piccoli e gli scartati spesso Dio riserva sorprese eclatanti e fondamentali per la vita della società e della Chiesa, superando le vedute umane che rimangono sempre ristrette e parziali. P. Angelo Sardone