1288. «Signore degli eserciti, se darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita»

La semina del mattino
1288. «Signore degli eserciti, se darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita» (1 Sam 1,11).

La preghiera umile, accorata e fiduciosa, accompagnata da un impegno serio, strappa a Dio la risposta positiva. È questo il nucleo essenziale dell’esperienza di Anna, la sterile, davanti al Signore nel tempio di Silo, nel corso della sua preghiera corredata da un pianto amaro. Lo sfogo maggiore ella lo espresse davanti a Dio, incurante dell’incomprensione dello stesso sacerdote Eli che vedendola aprire bocca e non sentendo la sua voce l’apostrofava come ubriaca. Le sue capacità umane erano al limite. Avvertiva nel suo cuore tutta l’amarezza di non poter generare un figlio, cosa che per una donna ebrea era considerata una sorta di maledizione. Tuttavia la fiducia nel Signore la spingeva ad impegnarsi con Lui con un voto: il figlio donato da Dio sarebbe stato consacrato a Lui sin dal grembo, come servo del santuario. I lunghi capelli sui quali mai alcun rasoio sarebbe passato, diventano il segno della consacrazione e dell’offerta a Dio. Tale risoluzione induce l’ignaro sacerdote a confortarla ed invitarla a tornare a casa con l’augurio di essere stata ascoltata. Esperienze simili si sono ripetute nel corso della storia con donne anonime che puntualmente hanno chiesto ed ottenuto queste grazie legandosi ad impegni seri e sacri. «Fate voti ed adempiteli» canterà più tardi il re Davide (Sal 76,11). Ciò significa che non c’è obbligo né tanto meno è peccato farli. Tuttavia una volta fatti, gli impegni vanno mantenuti per evitare che si tratti solo di una soddisfazione utilitaristica, senza attenzione e superficiale. P. Angelo Sardone