1287. «Elkanà offrì il sacrificio. Ad Anna dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo»

La semina del mattino
1287. «Elkanà offrì il sacrificio. Ad Anna dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo» (1Sam 1,4-5).

Comincia la lettura liturgica del primo Libro di Samuele. Insieme col secondo ed i due Libri dei Re, costituivano anticamente i quattro libri dei Regni. I primi due si riferiscono al tempo che va dall’inizio della monarchia in Israele con Saul, alla fine del regno di Davide. La tradizione attribuiva a Samuele la composizione di tali scritti. L’infanzia del grande profeta viene raccontata a partire dalla situazione della sua famiglia e dalla sua nascita prodigiosa. La mamma, Anna, presenta una condizione che spesso si ripete nella Bibbia, la sterilità. Suo marito è Elkana che aveva anche un’altra moglie, Pennina la quale era invece florida e gli aveva dato figli. Era evidente la rivalità tra le due donne, a causa appunto della fecondità, mostrata con orgoglio da Pennina e soffocata nel pianto da Anna, frequentemente umiliata soprattutto quando insieme col marito salivano al tempio di Silo per l’offerta del sacrificio. Il dolore di Anna era veramente grande, come anche la consolazione che il marito cercava di darle per lenire la sua mortificazione e tristezza, giungendo persino a dirle che il suo amore e la sua persona, per lei era «meglio di dieci figli». Sono toccanti queste espressioni che manifestano un amore grande che diventa ancora di più tale dinanzi a situazioni di vita precarie e dolorose. La bellezza e la santità della coppia certamente si esprime con la fecondità del dono preziosissimo dei figli, ma si fonda su un amore reciproco, totale, fedele ed inesauribile che integra le due persone in una unità di vita e di intenti che rende feconda ogni azione ed ogni servizio. P. Angelo Sardone