1282. «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!»

La semina del mattino
1282. «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1).

Dal cuore incantato di Giovanni evangelista promana un’espressione di grande ammirazione e constatazione: Dio ha donato la pienezza del suo amore per il quale i cristiani sono realmente figli suoi. Ciò avviene col dono della fede nel sacramento del Battesimo che è conferito
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ha grande valore oggi, anche se nel calendario liturgico è indicata come memoria facoltativa, la festa del Nome SS.mo di Gesù da sempre venerato ed onorato nella Chiesa. Esponente di spicco, predicatore e diffusore del suo culto fu san Bernardino da Siena (1380-1444) il grande francescano, autentico apostolo del Nome di Gesù che ideò col trigramma, cioè le prime tre lettere di Gesù in lingua greca, lo stemma IHS, Iesus hominum salvator, Gesù salvatore degli uomini, inserito in un sole con dodici raggi e lo sfondo azzurro. Lo si ritrova come emblema della Compagnia di Gesù, i Gesuiti, e spesso inciso nell’ostia grande adoperata dal sacerdote nella celebrazione eucaristica. Il segno più ripetuto rimane comunque il segno della croce, nel quale si riconosce il mistero dell’unità e trinità di Dio ed anche l’identità del cristiano. Negli scritti del nuovo Testamento è frequente l’uso del Nome di Gesù potente ed efficace nel guarire i malati, cacciare i demoni e per ogni altro prodigio. Il nome indica la persona stessa di Gesù. S. Annibale Maria Di Francia nutriva una grande devozione al Nome SS.mo di Gesù, tanto da dedicare l’intero mese di gennaio al suo culto nella tradizione spirituale dei nostri Istituti. La festa viene rimandata al 31 gennaio preparata da una solenne novena di riparazione e l’offerta della Grande supplica all’eterno divin Genitore nel Nome di Gesù. P. Angelo Sardone