1277. «Da questo conosciamo di essere in Lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato»

La semina del mattino

1277. «Da questo conosciamo di essere in Lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato» (1Gv 2,5-6).

Il mistero del Natale è un’occasione propizia per approfondire l’amore del Signore che si è manifestato nel dono del suo Figlio, nato sulla terra, che ha assunto la carne mortale ed ha avviato il tratto definitivo della storia. Andare da Lui e rimanere in Lui, secondo il linguaggio tipicamente giovanneo, significa credere in Gesù Cristo, conoscerlo, amarlo, dimorare in Lui. Quest’ultimo verbo, negli scritti di S. Giovanni è adoperato 69 volte! Ad esso si aggiunge l’impegno di camminare e di uniformare il proprio comportamento e la propria condotta di vita ai comandamenti. L’imitazione di Cristo è una nota ricorrente nella primitiva evangelizzazione e nella catechesi, passando dall’osservanza dei comandamenti, tipica del pio Israelita, all’imitazione di Cristo. Così si è svolta e conclusa la vita di S. Tommaso Becket (1118-1170) arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra nel 1162, lord cancelliere del Regno d’Inghilterra e martire. Vissuto all’ombra del re inglese Enrico II, passò da una vita spensierata e godereccia ad una austera secondo l’insegnamento di Gesù, aprendo la casa ai poveri e difendendo l’autonomia della libertà della Chiesa contro le rivendicazioni reali. Ciò gli causò l’inimicizia del re, l’abbandono dei suoi confratelli ed infine il martirio, ucciso di spada nella cattedrale, davanti all’altare. Le sue ultime parole codificano la sua identità e la fierezza nell’impegno: «Sono pronto a morire per il nome di Gesù e per la difesa della Chiesa». È un esempio grande per noi sacerdoti e per i vescovi, per essere sempre fieramente e seriamente impegnati a difendere il nome di Gesù e la Chiesa, anche fino alla morte. P. Angelo Sardone