1275. «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi»

La semina del mattino

1275. «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1Gv 1,3). Continua oggi la carrellata delle testimonianze natalizie con la celebrazione liturgica della festa di S. Giovanni evangelista, il più giovane degli Apostoli, discepolo amato dal Signore, col quale aveva condiviso momenti esaltanti della predicazione e della passione fin sotto la sua croce e la constatazione della sua risurrezione. Presente insieme con suo fratello Giacomo e Pietro ai maggiori avvenimenti evangelici ed ai miracoli di Cristo, ebbe il privilegio di posare il suo capo sul petto di Gesù, quasi ad ascoltare i battiti del cuore ed assaporare il calore del suo amore. La sequela di Cristo cominciata sul lago di Gennesaret continuò fino alla fine della sua vita, il 104 d.C. ad Efeso dove viveva anche Maria. Nel corso di essa poté donare la mondo la ricchezza e la profondità dei suoi scritti, dal quarto Vangelo, alle tre lettere cattoliche, all’Apocalisse che chiude in maniera definitiva la rivelazione di Dio. La sua presenza accanto a Gesù e la sua agilità mentale unitamente alla profondità teologica dei suoi testi lo colloca tra i maggiori testimoni della storia del Cristianesimo, col simbolo dell’aquila per il suo vangelo, scritto con un linguaggio raffinato e, come afferma il grande biblista Ravasi, l’utilizzazione di «termini con accezioni specifiche». Testi apocrifi riferiscono che a Roma fu immerso in una caldaia di olio bollente, rimanendovi illeso. La collocazione della sua festa nella giornata odierna si connette col Natale di Gesù «da lui esaltato nella meditazione sull’Incarnazione che affiora nelle sue pagine» (Ravasi). P. Angelo Sardone