1274. «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio»

La semina del mattino

1274. «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio» (At 7,56).

La nascita di Cristo sulla terra nel suo vero corpo mortale è seguita liturgicamente dalla festa del protomartire cristiano S. Stefano del quale oggi si celebra il «dies natalis», cioè il giorno della sua morte. La collocazione di questa festa si inquadra in una precisa scelta liturgica di celebrare nei giorni successivi al Natale del Signore, persone vicine a Gesù col dato della loro testimonianza. Stefano, il cui nome significa «corona» o «incoronato», apparteneva al gruppo dei primi sette diaconi dediti al servizio delle mense a Gerusalemme. Probabilmente, data la radice del suo nome, era di provenienza greca ed aveva seguito gli apostoli nella loro missione evangelizzatrice, divenendo anche lui testimone fedele e coerente fino in fondo. S. Luca lo descrive come «uomo pieno di fede e di fortezza», dotato da Dio del potere di miracoli e prodigi grandi compiuti nel suo ministero di predicazione. Alcuni della sinagoga detti «liberti» avevano agganciato con lui una disputa ma erano risultati perdenti per la sapienza ispirata da Lui manifestata. Ciò li indusse alla sua cattura ed alla traduzione davanti al sinedrio, l’organo giudiziario del tempo. Con grande serenità, padronanza di linguaggio e profonda cultura biblica, il diacono tenne un lungo discorso col quale, partendo da Abramo, Mosè e i profeti giunse a Gesù Cristo da loro tradito ed ucciso. La conclusione fu la lapidazione, condannato per blasfemia. Le sue ultime parole furono, come Gesù, di perdono per i suoi uccisori. La testimonianza del primo martire è simile a quella data da Cristo nell’atto supremo della croce. Auguri a tutti coloro, uomini e donne, che portano questo nome che evoca insieme con la corona di gloria, quella del martirio giornaliero, a causa della testimonianza coerente ed eroica per amore del Signore. P. Angelo Sardone