1269. «Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline»

La semina del mattino
1269. «Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline» (Ct 2,8).

L’utilizzazione liturgica della Parola di Dio nella Messa giornaliera segue un criterio teologico inteso a presentare in sintesi la preziosità biblica del messaggio di Dio, in preparazione all’evento del Natale del Signore. Si alternano testi profetici con altri didattico-sapienziali appositamente scelti per illustrare il mistero, in una logica d’insieme che gli dia senso profondo. Oggi è la volta del «Cantico dei cantici» un bellissimo libretto che canta con termini umani ed altamente poetici la bellezza dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità e della Chiesa, rappresentato come spesso accade nella Sacra Scrittura, con termini analoghi al rapporto sponsale uomo-donna. Questo testo nel corso della storia è stato libro di formazione e pascolo spirituale anche di tanti mistici che non soltanto lo citano ma soprattutto lo incarnano nella loro profonda esperienza religiosa. Uno di questi è S. Annibale M. Di Francia. In questo caso è la sposa che si trova nella sua casa, in città, e che parla dello sposo, il diletto che giunge a lei dalla campagna. I termini tratti dalla botanica, dal mondo animale, dalle condizioni ambientali ed atmosferiche, sono espedienti letterari e simbolici che, per la mentalità agreste del popolo d’Israele, meglio si adattano ed esprimono la bellezza del rapporto amoroso. L’inverno e la pioggia cedono il posto alla primavera, ai fiori ed al canto, al profumo delle viti fiorite. La bellezza di queste espressioni è un elemento di singolare coinvolgimento nella gioia dell’attesa del Messia, l’amato che giunge per dare pieno significato e felicità alla vita dell’uomo e della donna di ogni tempo. P. Angelo Sardone