1267. «Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio… sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte»

La semina del mattino
1267. «Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio… sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte» (Gdc 13,7).

Nella storia sacra, il Nuovo Testamento in tante parti è prefigurato dal Vecchio. A volte, espressioni particolari si ripetono quasi alla lettera. Spesso si ripetono situazioni analoghe. La liturgia nella sua cadenza giornaliera le evidenzia e le presenta in sintonia. La nascita di Giovanni Battista e di Gesù Cristo sono posti in correlazione con quella di Sansone, uno dei Giudici di Israele. La storia della moglie anonima di Maòach uomo della tribù di Dan, al centro-meridione della Giudea, sterile e senza figli, madre di Sansone, in un certo senso anticipa quella di Zaccaria ed Elisabetta, avanzata in età e sterile, anche essa senza figli. Le parole che a lei si riferiscono, come riportate all’autore sacro, sono quasi le stesse di quelle che l’angelo Gabriele rivolgerà a Maria di Nazaret. Angeli, donne, personaggi diversi che rientrano nel piano di salvezza concepito da Dio e realizzato da Sansone, Giovanni Battista, Gesù di Nazaret. Sansone, il cui nome è forse collegato col nome “sole”, sarà concepito con l’intervento di Dio e dalla nascita sino alla morte, sarà nazireo, consacrato a Dio, e sarà l’iniziale liberatore del popolo dai Filistei. Il testo sacro conclude la pericope affermando che «il bambino crebbe, il Signore lo benedisse e lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui». Le vicende anche particolari della vita, orientate da Dio, manifestano il piano della sua Provvidenza e si risolvono sempre in bene, secondo la sua volontà e l’indirizzo della storia di Dio che si intreccia e vivifica la storia dell’uomo. P. Angelo Sardone