1266. «Susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra»

La semina del mattino
1266. «Susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5).

I nove giorni in preparazione immediata alla solennità del Natale del Signore, oltre le antifone al Magnificat nei vespri giornalieri, dette antifone «O» a partire dall’esclamazione iniziale, nella liturgia della Parola della Messa presentano alcuni racconti biblici che preannunziano e fanno intravvedere il mistero della nascita di Cristo. Diversi sono gli attributi ed i nomi propri che designano il Messia. Uno di questi è «germoglio». Il termine è adoperato da profeti diversi, Isaia, Zaccaria e lo stesso Geremia, con connotati ed attribuzioni varie. Esso fa riferimento al Messia, un uomo, un servo, un re saggio che regnerà esercitando il diritto e la giustizia. Il linguaggio storico e simbolico adoperato per personaggi vissuti prima di Cristo, richiama l’identità del vero re di Israele che prefigurato nelle diverse epoche storiche da vari individui, si incarnerà in Gesù di Nazaret che sarà sacerdote e re. Egli eserciterà la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e risurrezione, facendosi servo di tutti, «venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Alla stessa maniera per i cristiani «regnare» significa «servire» Cristo ed i fratelli «nei poveri e nei sofferenti», realizzando concretamente la loro «dignità regale» nella vocazione di servire con Cristo e come Cristo. Questo è il senso di una attesa che, stimolata dalla Parola di Dio e dalla grazia dei Sacramenti, diviene operativa nella vita di ogni giorno. P. Angelo Sardone