1243. «A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri»

La semina del mattino

1243. «A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri» (Ez 34,17).

La conclusione dell’Anno Liturgico è caratterizzata nella sua ultima domenica dalla solennità di Nostro Signore Cristo Re dell’universo, istituita dal papa Pio XI, il 1925, mentre si concludeva il Giubileo. In essa si afferma che il Redentore è il Signore della storia e del tempo: è l’Alfa e l’Omega (Ap 21,6), la cui regalità è dichiarata esplicitamente da Gesù dinanzi a Pilato; «Tu lo dici, io sono re» (Gv 18, 37), ma non secondo i criteri del mondo perché il suo regno non è di questo mondo. Il regno di Cristo è «spirituale ed attiene alle cose spirituali», si contrappone a quello di Satana e delle potenze delle tenebre, non è imposto con la forza delle armi, ma con la verità e l’amore. E’ aperto a tutti e riservato a coloro che, rigenerati interiormente, si meritano l’ingresso per la pratica evangelica della carità e della sequela di Cristo, il re che dà la vita, il cui trono è la croce, il cui merito è la salvezza del mondo ed il suo desiderio fare di tutto il mondo «un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,6). Già presente nel mistero sulla terra, il Regno giungerà a perfezione e pieno compimento alla fine dei tempi, quando con la seconda venuta di Cristo Re, saranno giudicati i vivi ed i morti e separate le pecore dai capri (Mt 25, 31 ss.). Nel nuovo Regno la creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione e parteciperà alla gloriosa libertà dei figli di Dio. La salvezza è in Cristo e non in alcun altro, né vi è «sotto il cielo altro nome dato agli uomini, mediante il quale dobbiamo essere salvati» (At 4, 12). I singolari riferimenti biblici testimoniano la verità rivelata del Regno di Cristo che deve compiersi sulla terra prima della conclusione del tempo. Il giudizio universale costituirà l’apertura alla dimensione del tempo e del regno senza fine. P. Angelo Sardone