1236. «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare»

La semina del mattino

1236. «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare» (Prv 31,30).

Il libro dei Proverbi nella Bibbia è il tipico esempio della letteratura sapienziale. Una lunga introduzione riporta gli ammonimenti di saggezza che un padre dà al figlio. Le sentenze che compongono il libro di ben 31 capitoli, sono attribuite a Salomone e ad alcuni saggi anonimi di epoche diverse. La conclusione, nota come «Parole di Lemuel», declama in un poema alfabetico il più grande rispetto della donna. L’iniziale di ogni verso o strofa, si rifà all’alfabeto ebraico. La donna è descritta con i tratti di allora, ma può essere identificata con tratti allegorici, come afferma qualche biblista, la donna-sapienza quasi la personificazione stessa della sapienza di Dio. L’ideale presentato è quello della donna perfetta, il cui valore è superiore alle perle. È grande lavoratrice ed intelligente amministratrice dell’economia della casa. Abile nel gestire tempo ed iniziative, commercia i beni, lavora a mano secondo le esigenze della famiglia, è saggia nel parlare, abile nel sorvegliare l’andamento della casa, non ha paura dell’avvenire. La sua bellezza e la sua abilità si riversano anche sul marito che è stimato e riverito nella città. Fascino e bellezza sono definite realtà fallaci e vane: se si intersecano col santo timore di Dio generano vera lode della donna. Ricerche storico-sociali hanno accertato che le donne di quel tempo erano proprietarie terriere attive in tutti i campi, dal commercio alla produzione e vendita dei tessuti di lusso, oltre che essere il punto nevralgico del focolare domestico. Gloria dunque alla donna così concepita e descritta che ieri come oggi nelle attività casalinghe ed in quelle professionali, esalta il valore del Creatore e la grandiosa dignità da Lui stampata in essa con i doni straordinari della maternità, bellezza, generosità, coraggio e fortezza. P. Angelo Sardone