1229. «La sapienza va in cerca di quelli che sono degni di lei, e in ogni progetto va loro incontro»

La semina del mattino
1229. «La sapienza va in cerca di quelli che sono degni di lei, e in ogni progetto va loro incontro» (Sap 6,16).

Il libro della Sapienza fa parte del gruppo dei consistetti «libri deuterocanonici» che cioè sono stati ritenuti ispirati solo in un secondo tempo. È scritto in lingua greca ed attribuito ad un pio ebreo ellenizzato che viveva ad Alessandria di Egitto che lo presenta come opera di Salomone il più saggio dei re di Israele. Vi sono diversi contatti con il pensiero greco, ma non si tratta di un’opera filosofica visto che l’autore non è né un filosofo né un teologo ma un saggio israelita che esorta alla ricerca della sapienza. Si compone di 19 capitoli e rientra nel novero dei libri noti come didattico-sapienziali con i quali ha riferimenti. La sapienza scende dall’Alto, è un attributo di Dio, si ottiene con la preghiera ed è fonte di beni. Non è una idea astratta ma si concretizza nella stessa persona di Dio. Nella sezione dedicata a Salomone ed alla ricerca della sapienza, l’autore esorta i re a cercarla perché essa si fa trovare. Non si tratta semplicemente di una dottrina, ma della verità di Dio che dà luce alla dottrina stessa e sollecita l’uomo nella sua interiorità. Essa, infatti, nel linguaggio biblico è una categoria diversa dal buonsenso e dalla scienza, è la capacità di ricercare e trovare la verità e ad essa adeguarsi per dare senso al proprio modo di essere e di agire. Per questo è un dono che viene elargito gratuitamente a coloro che hanno il desiderio di incontrarla. I saggi sono tali se cercano ed implorano dall’alto la sapienza, l’accolgono con umiltà, si rendono suoi depositari e la mettono a servizio gratuito per il bene altrui. P. Angelo Sardone