121. «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11).*

_La semina del mattino_

*121. «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11).* Superbia ed umiltà sono due fondamentali parametri con i quali da sempre si misura l’intelligenza e la vita dell’uomo. L’umiltà richiama etimologicamente _“l’humus”_ cioè la terra, i valori che provengono dalla base, ed è una virtù umana con la quale l’uomo *riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma di orgoglio e di superbia*. L’esaltazione al contrario, fa protendere verso l’alto, è una forma di innalzamento che colloca alla sommità della scala degli onori. Nella società di ogni tempo si sgomita per occupare i primi posti: la notorietà fa gola a tutti in ogni campo dell’esistenza umana ed è anche sinonimo di potere. L’amore invece è discreto. L’insegnamento di Gesù Cristo attraverso la mediazione linguistica della parabola degli invitati a nozze, evidenzia e smaschera gli _*atteggiamenti smoderati del superbo*_ che va a sedersi al primo posto e si ritrova in una situazione di grave vergogna quando viene confinato dietro perché c’è qualcuno più degno di lui. Esalta invece il _*comportamento dell’umile*_ che ha occupato l’ultimo posto e l’onore che gli viene riservato quando è invitato dal padrone di casa ad occupare il posto avanti. Ci sono persone che ricercano i primi posti per essere riveriti ma non hanno consistenza _né di valore personale né di risonanza_. Ce ne sono invece altre più degne che anche se arrivano dopo, hanno il posto riservato, in forza della _*loro dignità e del compito loro affidato*_. In questa maniera voglio ricordare mio padre *Giuseppe*, al quale oggi diamo l’estremo saluto e la sepoltura, uomo semplice ed umile che mi ha insegnato *l’arte del vivere e la ricerca del posto giusto!* _P. Angelo Sardone_