1200. «Il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti»

La semina del mattino

1200. «Il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti» (Gl 4,16).

Talora si pensa che i profeti detti «minori» abbiamo meno valore di quelli che invece sono chiamati «maggiori». La differenza nominale dipende esclusivamente dalla quantità del loro contributo scritto. Il profeta Gioele ha il suo riverbero di importanza non meno di altri, per i temi che affronta e che integrano tratti significati analoghi di altri profeti. Nella formulazione del giudizio sui popoli compreso nell’ultimo capitolo del libro, prima dell’era paradisiaca della definitiva restaurazione di Israele, il profeta torna sul «giorno del Signore» e proclama che è Dio il rifugio sicuro del suo popolo e la fortezza per gli Israeliti. Le vicende della storia del popolo eletto sono corredate da un’altalena continua di fedeltà e compromesso, di accoglienza della potenza di Dio e di sfiducia, dal desiderio di vivere l’alleanza e dal facile allettamento di culti diversi e più facili. La storia del nuovo popolo di Dio che vive l’oggi nella consapevolezza di andare incontro ad una nuova era di pace e di benessere, deve fare tante volte i conti con situazioni contingenti che riservano tutt’altro. La fiducia nel Dio che non abbandona e che, anche nelle peggiori situazioni di guerra e trambusto sociale, manifesta con segni la sua presenza ed il suo apporto benevolo, deve sorreggere sempre la speranza dell’uomo facilmente vacillante. I conflitti paurosi, le urla ed il clamore della guerra non devono far venire mai meno la speranza in un domani di pace segnato dalla ricerca vera del benessere sociale comune. P. Angelo Sardone