1191. «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio: non fate lutto e non piangete»

1191. «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio: non fate lutto e non piangete» (Ne 8,9).

Una volta situati a Gerusalemme riprende anche la vita liturgica del popolo di Israele segnato, prima di ogni altra cosa dalla lettura della Torah, la legge. Su di essa si basa l’identità stessa della nazione, a seguito del dono fatto da Dio sul monte Sinai a Mosè e degli impegni presi con la stipula dell’Alleanza. Il governatore Esdra organizza la lettura sistematica nella pubblica piazza che diviene il luogo liturgico dell’incontro e dell’ascolto. La gente in silenzio ascolta e annuisce con la proclamazione del duplice «Amen» che significa «è proprio così; ci sto, va bene!». Il compito passa poi ai Leviti, la tribù sacerdotale, impegnati a rilevare la lettura da Esdra e spiegare il senso di ciò che proclamavano in modo che facilmente il popolo potesse comprendere. La reazione del popolo, mentre ascoltava le parole della Legge era un forte pianto, tanto da indurre i lettori a dire loro di non piangere e fare lutto perché questo era finalmente il giorno consacrato al Signore e non doveva essere contaminato dal pianto. Nel quadretto biblico è facile intravvedere i prodromi della liturgia cristiana che parte proprio dall’ascolto della Parola. Il Concilio Vaticano II ha dedicato una intera costituzione dogmatica, la «Dei Verbum», proprio alla divina Rivelazione, invitando porsi «in religioso ascolto di essa e a proclamarla con ferma fiducia». Al di là dell’ascolto pubblico e liturgico bisogna incrementare la lettura e lo studio sistematico della Parola per fruire di tanta ricchezza e crescere in maniera adeguata nella fede. P. Angelo Sardone