1186. «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza»

La semina del mattino

1186. «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza» (Zc 2,5).

La terza, delle otto visioni che il profeta Zaccaria riporta nel suo agile testo di 14 capitoli, fa riferimento al «misuratore», un angelo che con una corda in mano va a misurare la larghezza e la lunghezza di Gerusalemme, in vista della restaurazione. Il passo liturgico odierno richiama il compito di un grande santo, S. Girolamo (347-420) che si è assunse il compito di misurare la grandezza, la profondità e l’altezza della S. Scrittura nella grande opera del suo studio e della traduzione dei testi sacri. Colto, asceta e guida spirituale fu dotato di un’intelligenza straordinaria e di una capacità di studio enciclopedico. Dopo aver intrapreso l’attività letteraria e di collaborazione col papa Damaso, desideroso di silenzio e solitudine tornò a Gerusalemme dove fondò un monastero. A causa del suo carattere e della fermezza dei suoi interventi che combattevano ipocrisie e vizi, provocò anche polemiche. Dedicatosi allo studio tradusse in lingua latina la Bibbia, la cosiddetta «Volgata» corredandola di eccezionali commenti. Dal momento che la letteratura cristiana assumeva il ruolo di una vera e propria cultura, compose «De viris illustribus», biografie di oltre cento autori cristiani, ed un corposo epistolario. Una delle frasi più illustri si riferisce alla Scrittura quando afferma con decisione: «Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo». Esse vanno lette come affermava Benedetto XVI non come «parola del passato, ma come Parola che si rivolge a noi e capire cosa il Signore voglia dirci». Infatti, come egli stesso scrive: «la consistenza di questa parola in terra rimarrà anche nei cieli». P. Angelo Sardone