1174. «Voglio che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche»

La semina del mattino
1174. «Voglio che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche» (1Tim 2,8).

L’amicizia di Paolo nei confronti di alcuni suoi discepoli diviene paternità e fondamento di dottrina certa. Coloro che lo seguivano erano attratti dalla forza della Parola e dalla coerenza che l’Apostolo manifestava con la ricchezza della vita e la complessità del suo ministero. Uno di questi amici fidati, il più vicino dal punto di vista spirituale e dottrinale, fu Timoteo, incontrato quando aveva appena vent’anni e convertito nel corso del primo viaggio missionario. Dalla mamma e dalla nonna aveva appreso la conoscenza del Vecchio Testamento e, attratto dal fascino prepotente di Paolo, lo aveva seguito negli altri due viaggi. Da lui era stato costituito responsabile della Chiesa di Efeso. Tra il 65 ed il 66 Paolo gli scrive la prima lettera per sostenerlo e sollevarlo nelle inevitabili difficoltà del ministero. Tra le altre cose gli ricorda in particolare che è lui il Responsabile della preghiera comunitaria e per questo gli dà delle norme che la regoleranno nell’attività liturgica. Perché sia efficace, sono necessari per gli oranti disposizioni spirituali ed atteggiamenti esterni. Non rientra nella preghiera lo spirito di contesa ed i naturali risentimenti, né tanto meno si possono alzare a Dio le mani macchiate di sangue e di cose impure, con la pretesa di essere esauditi. Un’autentica scuola di preghiera avviata dall’Apostolo con queste indicazioni va perseguita non tanto con manifestazioni brillanti ed estemporanee innovative a tutti costi e molte volte semplicemente banali ed illusorie, ma con criteri adeguati che liberino la preghiera da un dato solamente sentimentale ed intimistico e l’aprano ad una prospettiva comunitaria ed universale. P. Angelo Sardone