1167. «Sono diventato ministro della Chiesa, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio»

La semina del mattino
1167. «Sono diventato ministro della Chiesa, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio» (Col 1,25).

Con rigorosa puntualità Paolo ribadisce la sua identità di apostolo e ministro della Chiesa. La missione poi, è un compito affidatogli da Dio per portare a compimento la sua Parola nei confronti dei cristiani, sia quelli direttamente evangelizzati da lui che gli altri, come i Colossesi, istruiti da Epafra. La Parola di Dio l’aveva seminata direttamente Gesù con la sua predicazione. Agli apostoli e, di conseguenza anche a Paolo che è passato alla storia come l’apostolo per eccellenza, ha dato il mandato di continuare l’annuncio, pur tra le inevitabili difficoltà, di cui è testimone il libro degli Atti degli Apostoli. A queste si aggiungono anche le sofferenze e privazioni, massime quelle del carcere, che invece di prostrarlo gli fanno scoprire un modo diverso di evangelizzare tenendo conto che così completa nella carne ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore della Chiesa. Essere ministro di essa comporta un affidamento a Dio come servo, epiteto che attribuisce a sé e ribadisce in quasi tutte le lettere, ed il ministero particolare dell’annunzio del mistero soprattutto nel suo tempo, cioè Cristo, speranza di gloria. La fedeltà a questo ministero e mistero caratterizza la vita e l’opera di ogni sacerdote, ogni giorno, anche e soprattutto in mezzo alle difficoltà ed alle inevitabili difficoltà che sorgono in mezzo al popolo di Dio. L’adeguata formazione, la passione per le anime e la ricerca della volontà di Dio e del suo Regno, costituisce per lui l’impegno primordiale e diuturno, espropriandosi di sé e donandosi come pane spezzato alle anime. P. Angelo Sardone