1165. «Restate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, del quale io, Paolo, sono diventato ministro»

La semina del mattino

1165. «Restate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, del quale io, Paolo, sono diventato ministro» (Col 1,23).

Il carattere teologico e pedagogico della Lettera di S. Paolo ai Colossesi, mentre evidenzia il loro passaggio dalle opere malvagie come stranieri ed ospiti per il loro modo di pensare, alla riconciliazione operata da Cristo, introduce non solo una condizione, ma anche un’esortazione. La riconciliazione è motivata dal fatto che devono essere presentati a Dio santi, integri ed irreprensibili. Tutto questo però si verifica a condizione che si mantengano perseveranti, fondati saldamente nella fede ed irremovibili nella speranza del Vangelo. Sono tre caratteristiche fondamentali per la tenuta della fede e per superare il facile accomodamento dopo l’entusiasmo iniziale che fa accogliere sì la novità del dono, ma che poi, man mano che ci si introduce nella sua fase operativa, può fare vacillare facilmente dinanzi ai problemi della vita umana, soprattutto quando essi sono staccati dalla vita di fede. Il quadro non è semplicemente quello dei cristiani del I e II secolo d.C., è quello attuale. Spesso elementi di entusiasmo passeggero eludono la necessità di un impegno serio, fermo e fondato sulla fede, irremovibile nella speranza del vangelo, cose tutte che oggi più di ieri diventano difficili da attuare. E non basta la garanzia evangelizzatrice del ministro di turno, occorre la volontà precisa da parte di ogni cristiano di restare fedele al dono battesimale ed alle sue conseguenze che si riverberano naturalmente nelle scelte di vita. P. Angelo Sardone