1150. «Non insistere che ti abbandoni e torni indietro senza di te»

La semina del mattino
1150. «Non insistere che ti abbandoni e torni indietro senza di te» (Rt 1,16).

Tra i cosiddetti libri storici, subito dopo i Giudici, la Bibbia annovera un minuscolo libretto che prende il nome da una eroina, la moabita Rut che alla morte di suo marito che era emigrato appunto a Moab ritorna con la suocera Noemi nella terra di Giuda. Qui sposerà Booz, antico parente di suo marito, ed avrà come figlio Obed il futuro nonno di Davide. La Bibbia ebraica, dato il suo avvincente contenuto e la storia edificante ivi narrata, lo considerava un agiografo, letto nella festa di Pentecoste, volendo dimostrare che la misericordia di Dio non è patrimonio esclusivo del popolo di Israele ma si estende anche sugli stranieri. Il racconto si muove in piena epoca dei Giudici. Spinta dalla carestia Noemi insieme con suo marito ed i loro due figli si trasferirono da Betlemme di Giuda nella terra di Moab. Qui i due figli si sposarono con due moabite. Una decina di anni dopo morì il padre e morirono anche i due figli. Noemi allora decise di ritornare nella sua patria lasciando libere le due nuore di rimanere nel loro paese, tornare ai loro dei, dalle loro madri e rifarsi una vita. Mentre Orpa acconsentì, Rut con un coraggio ed una dedizione unica si oppose dichiarando fermamente di volerla seguire. «Dove tu andrai io sarò con te; dove to fermerai mi fermerò anch’io; il tuo Dio sarà il mio Dio; dove tu morirai morirò anch’io!». Si rimane senza fiato dinanzi a queste parole dense di pietà, riconoscenza, amore, dedizione filiale, coraggio e fiducia nella Provvidenza. È un bellissimo esempio di come si può ancora oggi impostare un rapporto profondo e filiale tra una nuora ed una suocera, al di là della naturale e proverbiale difficoltà enunziata anche da Gesù nel Vangelo. P. Angelo Sardone