1149. «Le mura della città posano su dodici basamenti sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello»

1149. «Le mura della città posano su dodici basamenti sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» (Apc 21,14). Nella visione mistica di cui è spettatore l’evangelista S. Giovanni nell’isola di Patmos su un alto monte e che riporta nell’Apocalisse, si vede la città santa, Gerusalemme che discende dal cielo, da Dio. È a forma di quadrato, cinta di un alto muro, con dodici porte sopra ognuna delle quali vi è scritto il nome delle dodici tribù di Israele. Le mura che si distribuiscono perfettamente lungo i quattro punti cardinali, hanno basamenti recanti ciascuno il nome degli apostoli. Tutto è in regime di totalità e perfezione: alle dodici tribù dell’antico Israele corrispondono ora i dodici Apostoli di Cristo. Uno di questi è l’apostolo S. Bartolomeo, il Natanaele del Vangelo di Giovanni, del quale oggi ci celebra la festa. Fu uno dei primi condotti dal Maestro da Filippo di Betsaida, lo stesso paese di Pietro ed Andrea, chiamato direttamente da Gesù. Dinanzi alla proposta di Filippo, Bartolomeo reagì istintivamente manifestando la sua perplessità che da Nazaret non sarebbe potuto venire mai qualcosa di buono. Fu lo stesso Gesù a sorprenderlo indicandolo ai primi discepoli come un «vero israelita nel quale non c’è doppiezza». Stupefatto di questa definizione e confuso Bartolomeo gli chiese come facesse a conoscerlo. Gesù gli rivelò di averlo visto sotto il fiso prima ancora che Filippo lo chiamasse. La conclusione dell’incontro che determinò da allora in poi la sua vita fu un conciso ed eloquente atto di fede: «Tu sei il Figlio di Dio, il re d’Israele!» (Gv 1,49) che continuerà a proclamare soprattutto nell’atroce suo martirio, nel quale, come asserisce la Tradizione, fu scorticato vivo. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome, perché manifestino altrettanta fermezza di fede ed intrepido coraggio nel martirio giornaliero della vita. P. Angelo Sardone