1147. «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»

La semina del mattino

1147. «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).

Questo inciso parte integrante del primo Isaia, il profeta dell’Emmanuele, solitamente letto nel periodo natalizio, torna alla considerazione riflessiva ed orante nella liturgia odierna che celebra la memoria della Beata Vergine Maria Regina dell’universo, la madre di questo Bambino, pienamente conforme al suo Figlio, Signore dei signori e vincitore del peccato e della morte (LG 59). Questo titolo viene riservato dalla Chiesa alla Vergine di Nazaret, in analogia a Cristo, re dell’universo, a pochi giorni dalla solennità dell’Assunzione, a sottolineare la preminenza della Gran Madre di Dio nella sua dignità regale accanto al Figlio. Il ruolo che compete a Dio ed a Gesù Cristo viene in un certo senso partecipato a Colei che lo ha generato nella carne e che continua ad avere un influsso determinante nella vita del Corpo mistico che è la Chiesa. La sua regalità, come quella di Cristo, non è il dominio ma il servizio, non è la notorietà ma il nascondimento; la sua forza non sono le armi ma la preghiera; il suo posto è in cielo dove è riverita ed acclamata Regina degli Angeli e dei Santi. La sua funzione materna mostra l’efficacia dell’unica mediazione di Cristo che lei stessa, per disposizione divina e per i meriti di Cristo facilita con l’unione immediata dei credenti con Cristo. La Chiesa raggiunge in Essa la perfezione, la riconosce modello di ogni virtù nel progresso della fede e della santificazione dei credenti e ne promuove il culto, evitando «qualunque falsa esagerazione», considerando la singolare sua dignità di Madre di Dio. P. Angelo Sardone