1130. «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé; esso sarà per voi santo»

La semina del mattino

1130. «Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé; esso sarà per voi santo» (Lv 25,11-12).

Il Libro del Levitico nella sezione contrassegnata come “legge di santità”, riporta indicazioni e prescrizioni circa gli anni santi, distinguendoli in «sabbatico» e «anno del giubileo». In particolare quest’ultimo si diceva tale perché era annunziato dal suono di un corno (jobel). Cadeva ogni 50 anni e si concretizzava come anno di liberazione per tutta la terra: ciascuno doveva tornare alla propria terra, alla sua famiglia. In questo anno particolare, dichiarato santo non si doveva coltivare né fare potature e vendemmie. La raccolta per il nutrimento consisteva in tutto ciò che la terra produceva spontaneamente nei campi. Tutto questo si fondava su un’antica concezione: Jahwé era il vero proprietario della terra e gli Israeliti, gli affittuari. Era bandito il monopolio terriero. Questa tradizione è passata poi nella prassi della Chiesa cattolica con un significato più profondo che implica il perdono generale, l’indulgenza per tutti. Il primo Giubileo fu indetto nel 1300 da Bonifacio VIII che fissò la scadenza ogni 100 anni. Poi si passò a 50 anni. Attualmente il giubileo cade ogni 25 anni e si dice «Anno Santo», ordinario e straordinario, quando è celebrato regolarmente o in occasione di particolari ricorrenze. La sua durata è di un anno. L’inizio è determinato dall’apertura delle porte sante delle quattro basiliche maggiori di Roma, S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore e S. Paolo e si conclude con la muratura delle stesse porte sante fino al successivo anno santo. Si caratterizza come anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale, della solidarietà, della speranza. Di straordinaria risonanza mediatica e celebrativa fu quello del 2000, in occasione dei due millenni dalla venuta di Cristo in terra, con la presenza di S. Giovanni Paolo II. È in preparazione il giubileo del 2025 dal tema «Peregrinantes in Spem», peregrinanti nella speranza. Oggi è la memoria liturgica facoltativa della «Madonna della neve», per il prodigio della nevicata d’estate a Roma del 352 sul colle Esquilino e la successiva costruzione della basilica di S. Maria Maggiore. P. Angelo Sardone