1129. «Il sacerdote eleverà il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato»

La semina del mattino
1129. «Il sacerdote eleverà il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato» (Lv 23,10-11).

Il terzo libro della Bibbia, il Levitico, prende il nome da uno dei figli di Giacobbe, Levi, capostipite della omonima tribù sacerdotale e contiene le diverse leggi che regolano i sacrifici, l’istituzione del sacerdozio, le offerte e norme votive. In particolare il rituale delle feste dell’anno prevede l’offerta del primo covone, primizia del raccolto, fatta al sacerdote il quale lo agita davanti al Signore perché sia propizio al popolo. Il rito si perpetuerà nella celebrazione cristiana della Eucaristia che avverrà particolarmente il giorno dopo il sabato, cioè la domenica. Il sacerdote presenta ogni giorno le offerte del popolo di Dio nella S. Messa, le stesse che col miracolo della transustanziazione, sono trasformate in corpo e sangue di Cristo. Questo, ha fatto per oltre quarant’anni S. Giovanni Maria Vianney (1786-1859), meglio conosciuto come «il santo Curato d’Ars», alternando la Celebrazione eucaristica all’amministrazione del Sacramento della Penitenza ed alla catechesi, senza alcun risparmio. Pur essendo debole negli studi, ebbe accesso al sacerdozio per la tenacia e la fiducia dell’abate Balley che credeva in lui, lo aveva avviato al seminario e poi accolto quando fu sospeso dagli studi. Inviato ad Ars-en-Dombes, villaggio di quasi trecento abitanti, con una situazione religiosa assolutamente precaria, si dedicò interamente all’evangelizzazione, rifulgendo per un’austera e straordinaria penitenza e vita interiore, con grande bontà e carità, «umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente» (Benedetto XVI). La fama della sua santità, costruita con grandi mortificazioni e lotte continue col demonio, superò ogni limite e raggiunse ogni parte dell’Europa. Il suo vescovo augurava a tutto il suo clero «un granellino di quella medesima follia», la sua follia d’amore. Potessimo noi sacerdoti praticare oggi la stessa eroica follia! P. Angelo Sardone