1121. «Sul monte era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto»

La semina del mattino
1121. «Sul monte era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto» (Es 19,18).

Dovendo realizzare col popolo la sua alleanza al Sinai, Jahwé si manifesta a Mosè in una teofania con tuoni, lampi ed una densa nube, quasi una eruzione vulcanica. Ciò manifesta la sua potenza e trascendenza. Oggi la Chiesa con memoria facoltativa ricorda san Pantaleone di Nicomedia, in Bitinia, l’odierna Turchia, medico cristiano morto martire sotto l’imperatore Diocleziano nel IV sec. Al pari dei santi Cosma e Damiano è detto «anargiro», praticava cioè il suo servizio medico a titolo gratuito. È considerato uno dei quattordici santi ausiliatori, che soccorre ed aiuta tutti, e patrono dei medici e delle ostetriche. Nella Storia Rogazionista il suo nome è legato ad uno dei membri più importanti, il servo di Dio P. Pantaleone Palma (1875-1935). Nativo di Ceglie Messapico (Br) e membro del clero della diocesi di Oria, il 1902 approdò a Messina per completare all’università il corso degli studi classici. Per interessamento di don Vincenzo Lilla suo condiocesano che insegnava all’Università di Messina, fu ospite al Quartiere Avignone da S. Annibale che lo accolse quasi gratuitamente. Ammirato dalla santità del canonico messinese mise da parte gli studi e dal 1904 divenne a tutti gli effetti rogazionista, assumendo la direzione degli affari economici nei quali eccelse per capacità e formidabile ingegno, primo e principale collaboratore di S. Annibale M. Di Francia. Diresse per oltre 20 anni la casa di Oria e formò diversi religiosi rogazionisti. Vittima di invidie e gelosie anche per essere stato indicato dal fondatore erede universale dei suoi beni, il 1932 finì sotto processo al S. Uffizio e condannato ed il 1935, quando gli fu concessa la grazia di poter celebrare nuovamente la Messa, morì di crepacuore. Era passato nel fuoco e nel fumo divorante. La riabilitazione, alla quale io stesso ho collaborato negli anni scorsi quando ero Postulatore Generale dei Rogazionisti, con lo studio e la ricerca storica, ha portato ultimamente all’istruzione dell’inchiesta diocesana per stabilire l’eroicità delle sue virtù e l’autentica sua santità costruita a forza di umiltà, pazienza ed affidamento a Dio. É sepolto nel santuario di S. Antonio dei Rogazionisti ad Oria. P. Angelo Sardone