111. «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48).

La semina del mattino
111. «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48). Non è questione matematica, ma problema spirituale e morale. Ogni dono viene da Dio gratuitamente: nel suo amore Egli distribuisce largamente e misteriosamente i suoi doni. Sono doni di natura, di grazia, innati, acquisiti: come si ricevono si possono perdere. Nel lessico evangelico essi si chiamano talenti, carismi. Rimane il mistero di come Dio li distribuisca, a chi e perché li conferisca. I doni sono dati per essere sviluppati e messi a disposizione degli altri. Ce ne sono innati, per i quali uomini e donne vedono altro ed oltre, traendo dalla natura con la scienza, scoperte sorprendenti; ci sono quelli di grazia che si conseguono con la risposta generosa alle stimolazioni di Dio in ordine alle virtù teologali, cardinali, umane, alle scelte operative, agli indirizzi da dare alla vita, al cammino di santificazione. Non sono semplicemente privilegi, ma prestiti perché siano ridati e di affidamenti perché siamo messi a frutto. Calcolo ed utilizzazione egoistica fanno ritorcere l’uomo su di sé, lo svuotano: è dimostrazione che i talenti ricevuti sono impiegati male. Dio vuole una corretta loro utilizzazione per il bene personale e comunitario. In questo esercizio si configura e realizza la Chiesa, a partire dai vari ministeri fondati su doni particolari, e dal loro esercizio comunitario. Ognuno ha responsabilità nel riconoscere i doni e metterli a disposizione. Superficialità o impegno sono retribuiti da penuria o larghezza di compenso. Siamo amministratori di beni non nostri. Tutto ciò che sapremo far fruttare tornerà a nostro utile e premio. P. Angelo Sardone