1104. «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo»

1104. «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gn 28,17).

Dovendo fuggire da suo fratello Esaù del quale aveva usurpato la primogenitura e la solenne benedizione del padre, Giacobbe si diresse verso la terra dei padri, per cercare ivi una moglie. Stanco del viaggio e delle fatiche si addormentò. Sognò una scala, o una scalinata che poggiava sulla terra mentre l’altro estremo raggiungeva il cielo. Gli Angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Il Signore che gli era davanti gli rinnovò le promesse fatte ad Abramo ed Isacco. Giacobbe acconsentì riconoscendo il Signore come suo Dio. Alcuni Padri della Chiesa hanno intravisto nella scala l’immagine della Provvidenza con la quale Dio amministra la terra per opera degli Angeli. Altri invece, vi hanno visto il ponte gettato da Dio dal cielo sulla terra, impersonato dal suo Figlio col mistero della sua incarnazione. Svegliatosi dal sonno tutto intimorito, con la pietra che aveva adoperato per guanciale, Giacobbe creò una stele e la chiamò “betel” cioè casa di Dio, ungendola con olio quasi a consacrarla come dimora di Dio. Perciò nella consacrazione e dedicazione di una nuova chiesa la Liturgia adopera questi termini biblici. La scala di perfezione non è riservata agli eletti ma è percorribile da tutti perché trova in Gesù Cristo stesso la via per accedere al Padre. La chiesa di mattoni cede il posto alla Chiesa di pietre vive che, come dice S. Pietro, costituiscono la sua vera identità. In essa dimora Gesù Cristo come capo e noi siamo sue membra. P. Angelo Sardone