1103. «Annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra»

1103. «Annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra» (Zc 9,10).

Nella seconda parte del suo minuscolo libro di appena 14 capitoli, Zaccaria, l’undicesimo dei profeti minori, invitando Gerusalemme ad esultare e gioire, parla del Messia, come un re umile. Il messianismo si concretizza nella casa di Davide che pure ha bisogno di purificazione. Rinunziando ai privilegi dei re storici, gli ornamenti della regalità, egli avrà l’antica cavalcatura dei principi, un asino, puledro figlio di asina. Questa profezia si avvererà con Gesù il giorno del suo ingresso a Gerusalemme e che egli stesso accoglierà in maniera esplicita. Il Messia ricostituirà l’antica unità inglobando anche le tribù del nord ed avendo come confini il mare Mediterraneo ed il mar Morto, il fiume Eufrate e l’estremo sud. Questo elemento sarà visibile in senso pieno il giorno della Pentecoste. Il tema della pace, antico e nuovo, trova molteplici espliciti riferimenti nella letteratura profetica e si concretizza nel Messia che è la pace stessa. Nell’attuale contingenza storica segnata in diverse parti del mondo da guerre di potere, fredde e calde, devono risuonare potenti le parole di S. Paolo VI, il papa della pace: «La pace non può essere basata su una falsa retorica di parole, bene accette perché rispondenti alle profonde e genuine aspirazioni degli uomini, ma che possono anche servire, ed hanno purtroppo a volte servito, a nascondere il vuoto di vero spirito e di reali intenzioni di pace, se non addirittura a coprire sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte». Non è mai sufficiente una riflessione adeguata su questo valore umano ed evangelico che segna il vero progresso dell’umanità. P. Angelo Sardone