1096. «So che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare»

La semina del mattino

1096. «So che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare» (2Re 4,9-10).

La vita e le vicende dei profeti sono sempre ricche di particolari. Eliseo era cresciuto alla scuola di Elia (IX sec.) ed aveva ereditato due terzi del suo spirito. Il suo compito, come quello del maestro, era la predicazione itinerante. I suoi interventi straordinari spesso determinavano reazioni singolari da parte dei beneficiari, dense di ammirazione e gratitudine. All’estremità orientale del bassopiano di Izreel, a sud della Galilea, sorgeva la città di Sunem, già famosa per battaglie significative della storia biblica. Passando un giorno di lì il profeta fu trattenuto da una nobildonna, ricca e generosa che lo volle suo commensale. Tutte le altre volte che passava, si fermava a mangiare da lei, la quale, d’accordo con suo marito aveva predisposto al piano superiore della sua casa una stanza con un letto, un tavolino, una sedia un candeliere, in modo che il profeta quando passava potesse ritirarvisi. Volendo sdebitarsi con lei Eliseo un giorno chiese al suo servo Giezi che cosa poteva fare per lei. Venuto a sapere che non aveva figli e suo marito era anziano, la fece chiamare e le promise che l’anno successivo nello stesso periodo avrebbe stretto un bimbo tra le braccia. E così avvenne. La mediazione profetica aveva causato il miracolo della vita. Più tardi quando il bambino crebbe e diventò grande, morì sulle ginocchia della madre, dopo una giornata di lavoro nei campi. Il ricorso della sunamita all’uomo di Dio provocò ancora una volta il miracolo: le fu ridato vivo il figlio. L’attenzione verso gli «uomini di Dio» viene sempre ripagata dal Signore con doni materiali e spirituali che ricompensano ampiamente l’accoglienza e la generosità di chi sa scorgere in loro la particolarità del loro ministero e vi aderisce con semplicità, fiducia ed abbandono. P. Angelo Sardone