1093. «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!»

La semina del mattino
1093. «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6);

«Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, rivelò in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti» (Gal 1,15-16). Con uguale onore e identica venerazione la Chiesa celebra oggi Pietro e Paolo, i due grandi apostoli, le sue colonne, ed il trionfo da loro suggellato col martirio nella città di Roma. La solennità liturgica conferisce loro un assoluto primato per la loro identità, la dignità del loro compito, la straordinarietà del loro culto in Roma, il ruolo nel collegio degli Apostoli per Pietro, l’indiscussa supremazia nell’evangelizzazione per Paolo, l’Apostolo delle genti. Davvero per tutto il mondo si diffonde il loro annuncio. La confessione della fede in Gesù e la profondità della conoscenza del mistero di Cristo proclamato con la parola e gli scritti, fanno dei due Apostoli, pescatore il primo, maestro e dottore il secondo, insigni testimoni della fede e martiri intrepidi. Fede ed Annunzio del Regno sono i capisaldi del loro servizio pastorale e teologico nella Chiesa, raffigurato simbolicamente dalle chiavi nelle mani di Pietro e dalla spada in quelle di Paolo. Un’identica passione ha determinato la loro scelta di vita e la sequela di Cristo conosciuto sulle rive del lago di Gennezaret e lungo la via di Damasco. Entrambi terminarono la loro vita col martirio nella città eterna tra il 64 ed il 67, sotto la furia omicida dell’imperatore Nerone: Pietro crocifisso con la testa all’ingiù e sepolto in Vaticano, Paolo, quasi contemporaneamente, decapitato nei pressi della via Ostiense. Auguri a tutti coloro che portano i loro nomi: l’eredità incisa nella identificazione onomastica, conferisca insieme con l’onore, la grande responsabilità di testimoniare al mondo d’oggi la coerenza della loro fede e la preziosità dei loro insegnamenti. P. Angelo Sardone