1000. «Il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì»

La semina del mattino
1000. «Il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì» (Nm 21,6).

Il libro dei Numeri non è solo un libro di statistica, come lascia intendere il titolo greco «oi aritmoi», ma contiene anche vicende storiche significative e fortemente illuminanti il percorso dell’esodo che il popolo di Israele sta compiendo verso la terra promessa. Il cammino è irto di grandi difficoltà da ogni punto di vista: la mancanza di pane, di carne, di acqua; il contrasto con i re e gli abitanti dei luoghi di passaggio, la stanchezza. Tutto ciò determina ribellione ed aperta mormorazione contro Mosè, Aronne e Dio. La manna è divenuta nauseante; le grida sono alte. L’intervento punitivo di Dio vuole essere l’estremo rimedio alla loro grave insubordinazione. Serpenti velenosi, o meglio come etimologicamente dice il testo ebraico, brucianti ed infocati, seminano morte tra il popolo. Il popolo comprende, si ravvede e torna da Mosè ad implorare la mediazione presso Dio perché sia liberato da questo sterminio. La sua preghiera è propiziatoria. Jahwé delinea al suo profeta una modalità concreta ed efficace non solo per il presente ma anche per il futuro, chiedendogli di farsi un serpente di bronzo e di tenerlo alto sopra un’asta. Il rimedio terapeutico è assicurato: chiunque dopo essere stato morso alzerà lo sguardo verso il serpente issato, resterà salvo. In questo segno la Tradizione evangelica e cristiana ha intravisto Gesù innalzato da terra sulla croce: volgendo lo sguardo verso di lui e credendo in Lui si ha la salvezza. P. Angelo Sardone