2135. «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente»

La semina del mattino
2135. «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente» (Sal 41,3).

In questo versetto salmodico si può racchiudere l’intera vita e l’opera di S. Teresa d’Avila (1515-1582), spagnola, celebre riformatrice del Carmelo, eccezionale per doni di mente e di cuore, donna piena di Dio, dichiarata dottore della Chiesa per la trasmissione dei segreti profondi della vita spirituale. Figlia di un ebreo convertito, a seguito di una grave crisi esistenziale, ventenne fuggì di casa ed entrò nel Carmelo di Avila dove intraprese un cammino di conversione che la immise nell’itinerario di perfezione. La biografia la ritrae allegra di carattere, amante della musica, della poesia, della lettura e scrittura, cose tutte che riporterà fedelmente nelle sue opere. Unì mirabilmente la contemplazione (sono celebri le sue estasi) con l’azione e ciò le permise di attuare la radicale riforma dell’Ordine Carmelitano estesa anche al ramo maschile, vittima di una disorganizzazione interna. I suoi seguaci diventeranno i Carmelitani e le Carmelitane scalze. Non era vittima di illusioni che provenivano dal maligno, ma illuminata relatrice di una tensione spirituale di eccezione, condivisa con S. Giovanni della Croce, appena diventato sacerdote, che diventerà Carmelitano scalzo e l’accompagnerà nei suoi viaggi esterni ed interiori che portarono entrambi in vicende dolorose colme di sospetto e finanche di accuse d’eresia. Le sue opere si compendiano ne «Il castello interiore», vero e proprio itinerario dell’anima alla ricerca di Dio attraverso sette passaggi di elevazione, e ne «Il Cammino di perfezione», oltre che in molte massime, poesie e preghiere. La sua testimonianza ed il suo vigore profetico sono stati richiamo convincente per tanti uomini e donne che hanno sposato l’ideale carmelitano raggiungendo anche il grado della santità conclamata dalla Chiesa. Auguri a tutte coloro che portano il suo nome, perché portino anche il suo vigore e la sua tenacia di fede e di amore. P. Angelo Sardone