2092. «Noi non apparteniamo alla notte, nè alle tenebre»

La semina del mattino
2092. «Noi non apparteniamo alla notte, nè alle tenebre» (1Ts 5,5).

Per la venuta del Signore occorre vigilanza: può arrivare di notte, come un ladro. Chi è nella luce non appartiene al buio ed alla notte. Queste parole si possono oggi applicare al Servo di Dio, il Rogazionista P. Pantaleone Palma, nato a Ceglie Messapica (Br) il 15 aprile 1875, primo e principale collaboratore di S. Annibale M. Di Francia, del quale si ricorda il 90° anniversario del suo «dies natalis», cioè il giorno della morte avvenuta in Roma il 2 settembre 1935. Per tanti, troppi anni, la sua figura è stata in penombra per via del suo confino alla Scala Santa, luogo nel quale nel secolo scorso erano detenuti i religiosi che erano caduti sotto la condanna del S. Uffizio. Era invece un uomo integerrimo che godeva della stima illimitata del santo Fondatore in ogni campo, e che invece cadde sotto la mannaia implacabile dell’invidia e della gelosia dei suoi confratelli di allora e di diverse suore con l’accusa circa i costumi e una non chiara amministrazione dei beni delle due Congregazioni dei Rogazionisti e delle Suore Figlie del Divino Zelo. Già il 1917 S. Annibale aveva dissolto ogni accusa e fatto chiarezza con autorità che nulla esisteva di quanto gli era attribuito. La sua colpa era quella di essere stato definito dal Fondatore «ingegnere» nel senso proprio del termine, un ingegno fuori del comune, ed essere stato da lui designato suo erede universale. Il carcere subìto e l’accondiscendenza alla volontà di Dio l’hanno reso martire della calunnia che ora nel processo di beatificazione avviato, viene considerata un’autentica via di santificazione. Ricorderò questo 90° anniversario nella celebrazione eucaristica che presiederò al santuario di S. Antonio dei Rogazionisti ad Oria (Br), dove fu responsabile per circa 20 anni e dove, da alcuni anni, riposano le sue spoglie mortali. P. Angelo Sardone