La semina del mattino
2088. «Io sono con te per salvarti» (Ger 1,19).
L’investitura vocazionale e sociale di Geremia, uno dei profeti maggiori d’Israele, si coniuga con la personalità di altissimo valore religioso e sociale di S. Giovanni Battista del cui martirio oggi si celebra la memoria. Egli è l’ultimo dei profeti del Vecchio Testamento, il «più grande tra i nati di donna», definito tale dallo stesso Gesù Cristo del quale fu precursore ed al quale diede la testimonianza cruenta nel martirio. La missione ricevuta da Dio la compie nei termini dell’umiltà e dell’annunzio della giustizia e della verità, soprattutto amministrando il battesimo di penitenza sulle rive del fiume Giordano dove tutti accorrono, compreso Gesù. Il coraggio intraprendente col quale annunciava la verità ed il degrado dei costumi, lo rende inviso ad Erode Antipa, che viveva una situazione irregolare avendo preso in moglie Erodiade, la sposa di suo fratello Filippo. Lo riteneva uomo giusto e santo, lo temeva, era perplesso, ma lo ascoltava volentieri. Il giorno del suo compleanno nel corso del banchetto, Salomè, figlia di Erodiade, danzò magnificamente, toccando il cuore ed i sentimenti del re, che certamente ubriaco di tanta magnificenza le fece il solenne giuramento di concederle quanto gli avesse chiesto, finanche la metà del regno. Era questo il momento propizio per la perfida concubina, che non esitò a suggerire alla figlia di chiedere su un vassoio la testa di Giovanni che era detenuto nel carcere-fortezza del Macheronte sulla riva del mar Morto. Non potendo venire meno al giuramento il re, imprudente e vanitoso, acconsentì e il Battista fu decapitato. La verità, allora come oggi, soprattutto in situazioni analoghe, incresciose, di ordine morale, non trionfa immediatamente, ma produce testimoni eccellenti che la esaltano e chiedono giustizia. Dovremmo apprendere, a cominciare da noi sacerdoti, che l’annunzio della verità, soprattutto nell’ordine morale delle cose, mette a repentaglio la stessa vita. P. Angelo Sardone