2087. «Ora sì, ci sentiamo rivivere!»

La semina del mattino

2087. «Ora sì, ci sentiamo rivivere!» (1Ts 3,8).

La gratitudine entusiastica di S. Paolo nei confronti dei Tessalonicesi per la qualità della loro fede e della carità, si riverbera nella vita e nell’opera di S. Agostino di Ippona (354-430), il figlio delle tante lacrime di S. Monica, esuberante adolescente, uomo dal cuore inquieto, ricercatore della verità, filosofo, teologo e dottore insigne della Chiesa. La sua formazione scolastica lo abilita nella funzione di retore e di insegnante di grammatica. A 19 anni diviene padre di Adeodato frutto della relazione con una donna di rango inferiore al suo. Pur essendo stato iniziato alla fede cristiana ed alla lettura della Bibbia, cerca nel Manicheismo una risposta alla sua ricerca di felicità e si trasferisce a Milano dove occupa la cattedra di retorica. Lo segue la madre. È sazio di ambizioni ma non è felice. La lettura di testi filosofici ed in particolare dell’Ortensio di Cicerone, lo induce a vedere le cose diversamente ed a desiderare i beni imperituri, la sapienza e la verità. La parola del vescovo S. Ambrogio lo tocca nella profondità e lo fa riflettere molto. Diventa catecumeno. «Prende e legge» le lettere di S. Paolo e ne rimane folgorato. Viene battezzato da Ambrogio il 25 aprile del 387 e stabilisce di tornare in Africa. Ad Ostia dove stava per imbarcarsi, muore la madre Monica. Viene ordinato sacerdote ad Ippona ed ivi succede al vescovo Valerio, esercitando un altissimo e fecondo ministero per oltre 40 anni. Diviene prolifico scrittore, dotto e profondo, elaborando opere di grande valore filosofico e teologico (il Libero arbitrio, la Trinità, la Città di Dio, le Confessioni), trattati ed omelie, tante delle quali confluiscono nella Regola, scritta per le comunità maschili e femminili da lui fondate, e che hanno segnato la storia della religiosità di tutti i tempi. Auguri a chi ne porta il nome. P. Angelo Sardone