La semina del mattino
2064. «Mosè gridò al Signore dicendo: Dio, ti prego, guariscila!» (Nm 12,13).
L’invidia, la gelosia e la mormorazione, anche nei confronti dei consanguinei, è una cosa terribile e non passa inosservata agli occhi di Dio. Non ne sono esenti anche uomini e donne di rilievo sociale e spirituale. Mosè, che pure era il più umile tra tutti gli uomini, subisce questo torto a motivo del suo matrimonio con una donna etiope. La disapprovazione da parte dei suoi fratelli Maria ed Aronne determina l’intervento diretto di Dio che convoca tutti e tre nella tenda del convegno e dà loro una lezione di umiltà e di insegnamento nel riconoscere la grandezza di colui che il Signore stesso aveva chiamato e designato quale guida del popolo verso la Terra Promessa e ritenuto come uomo di fiducia. Tale rimarrà fino all’avvento di Giovanni Battista, che Gesù Cristo definirà il più grande tra i figli degli uomini. A Mosè, infatti, Jahwé parlava bocca a bocca e con lui aveva un rapporto intimo. Quando il Signore sotto forma di nuvola si ritira dalla tenda, si constata l’irreparabile: Maria è lebbrosa. Probabilmente anche Aronne fu colpito dal castigo di Dio: la tradizione sacerdotale del racconto biblico, a detta degli studiosi, avrà modificato il racconto. Con Dio non si scherza, e neppure con coloro che Egli manda e designa per qualche compito particolare. Il pentimento di entrambi i fratelli induce Mosè ad invocare il Signore perché guarisse la sorella. In effetti fu isolata per sette giorni dalla comunità e poi riammessa. Solo dopo si poté riprendere il cammino. Questo tratto storico ha il suo insegnamento. Meglio stare al posto proprio e non interferire con leggerezza su questioni che non sempre sono conosciute e comprensibili. P. Angelo Sardone