La semina del mattino
1998. «Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!» (Sof 3,14). L’esortazione del profeta Sofonia risuona gioiosa nella odierna festa della Visitazione della Beata Vergine Maria a sua cugina Elisabetta, avendo saputo che era gravida al sesto mese. Dopo avere attraversato la Samaria, giunse nella Giudea ad Ain-Karim e qui rimase per tre mesi fino a quando dall’anziana parente nacque Giovanni il Battista. La festa si celebrava anticamente il 2 luglio, ma il rinnovamento liturgico, adattandola alla narrazione evangelica, l’ha collocata alla fine di maggio, per concludere l’intero mese dedicato a Maria, tra l’Annunciazione e la nascita del Battista. La festa narra l’incontro tra due donne visitate dallo Spirito, entrambe gravide, una giovane (almah) ed una anziana, e due bimbi che sono ancora nel grembo delle rispettive madri. Elisabetta, sotto l’azione dello Spirito Santo accoglie Maria con uno straordinario saluto che inneggia a lei come «Benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, Madre del Signore e beata colei perché ha creduto all’adempimento di ciò che il Signore le aveva detto». L’evangelista Luca nel descrivere la risposta al saluto della cugina, mette sulla bocca di Maria il cantico di lode del «Magnificat», molto probabilmente un canto veterotestamentario che la prima comunità giudeo-cristiana pronunciava nelle sue assemblee liturgiche, con un evidente afflato escatologico: la realizzazione della promessa messianica completata con Cristo. Significativo anche l’incontro tra i due bambini, Gesù e Giovannino, spesso rappresentati nell’arte sacra. Il cantico di Maria è diventato il canto della Chiesa che ogni giorno lo riporta nella preghiera liturgica dei Vespri. P. Angelo Sardone