2177. «Io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione»

La semina del mattino
2177. «Io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione» (Dn 5,17).

Alla corte babilonese, si alternano i re. Ora è il turno di Balthassar, figlio del più noto Nabucodonosor. È dedito ai banchetti ed usa il vasellame sacro che suo padre aveva trafugato da Gerusalemme con la devastazione del tempio, per onorare i suoi dei. In un sontuoso banchetto con tutti i dignitari mentre bevono succede l’irreparabile: sopra una parete del palazzo regale apparvero le dita di una mano d’uomo, che scrivevano. Tutti poterono vedere e in particolare il re che fu preso da grande spavento. Viene introdotto alla sua presenza Daniele ritenuto possessore dello spirito degli dèi, dotato di luce, intelligenza e straordinaria sapienza, capace di dare una spiegazione a quanto accaduto. Puntualmente il profeta gli rivela che è stato proprio Dio a punire così quel suo atteggiamento sprezzante contro Dio e spiega il significato delle tre misteriose parole apparse sulla parete: Mene, Tekel, Peres. Dio ha contato il suo regno e gli ha posto fine; ha pesato il re sulle bilance e l’ha trovato insufficiente; il suo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani. È una grande lezione di potere divino su un reuccio che credeva di poter disporre di uomini e cose a suo piacimento e senza scrupolo. Ci vorrebbe per il mondo di oggi e per i re che non solo semplicemente quelli coronati, una esperienza simile che ridimensioni il potere arrogante dei soldi, dei consensi e riproponga seriamente il potere di amore, di servizio che appartiene a Dio e che tiene le sorti del mondo. P. Angelo Sardone