La semina del mattino
2185. «Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» (Is 26,4).
La terra di Giuda canta con fiducia al Signore: è consapevole di avere una città forte e mura elevate per salvarsi. Le sue porte si aprono ad una nazione giusta e fedele, ed ha la sicurezza della pace che le viene da Dio e che è garantita dalla sua confidenza in Lui. Il criterio di Dio è molto diverso da quello umano: abbatte chi sta in alto, rovescia fino a terra la superba città che si erge verso l’alto e la rade al suolo. Gli oppressi ed i poveri che vi passano sopra esprimono il disprezzo verso tutto ciò che è altero. Le immagini simboliche adoperate dal profeta richiamano la confidenza nel Signore come costante nella vita di ogni giorno, al di là delle difficoltà, una fiducia solerte non nelle proprie forze, ma nello stesso Dio. Il Signore, infatti, è una come roccia che esprime la stabilità, la sicurezza, la protezione, la fedeltà che non cambia e rimane stabile, il sostegno soprattutto nelle tribolazioni. Ed il dono di questa certezza è la pace per tutti coloro che confidano in Lui. Nel cammino di Avvento, simili espressioni sono una ventata di speranza soprattutto nei tempi attuali dove sembra che tutto si sgretoli con facilità, che non ci siano più certezze alle quali aggrapparsi, che tutto ciò che poteva essere sicuro: fede, patria, educazione, religione, facilmente sia soppiantato da tutto ciò che è evanescente, che accontenti subito. La logica cristiana è ben altra: i piccoli ed i poveri sono il riferimento più adatto a far cambiare il senso della propria vita, perché fanno aprire gli occhi sull’autenticità della realtà, ben lungi dalle fumose fantasie ed allegorie di un bene che può essere solo inganno. P. Angelo Sardone