Giovedì Santo.

Sintesi liturgica. Giovedì Santo.

Lo Spirito del Signore consacra Gesù di Nazaret con l’unzione e gli affida la missione: recare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe ai cuori spezzati, proclamare la libertà ai prigionieri del peccato, promulgare l’anno di grazia e di misericordia del Signore. In Lui, la stirpe sacerdotale è famosa perché è riconosciuta benedetta dal Signore. Il mese di Nisan fu per gli Ebrei dell’Egitto l’inizio dei mesi: il 14 fu immolato e consumato l’agnello, maschio, senza difetti, il cui sangue aveva sporcato l’architrave delle case, il segnale evidente perché lo sterminatore saltasse l’abitazione. Nel cerimoniale era prescritta la modalità del pasto in piedi per la fretta di dover partire dalla terra di schiavitù. È la Pasqua del Signore, il suo passaggio (pesah), destinata a diventare un memoriale per sempre. La lavanda dei piedi nel Vangelo di Giovanni sostituisce il racconto della istituzione della Cena del Signore: ha il medesimo tenore dell’umiltà, dell’offerta, del servizio, della pedagogia dell’amore del Maestro che si fa servo, di Dio che si fa cibo di perenne amore. Il grande esempio di Gesù si perpetua nei secoli con la Presenza eucaristica, mistero della fede, memoriale della sua passione, morte e risurrezione, affidato al ministero dei sacerdoti, nati in questo giorno dal Cuore di Cristo insieme con l’Eucaristia. Sono sacramenti di grande carità, fatti l’una per l’altro, l’uno in vista dell’altra. Il popolo di Dio che si nutre di Pane e di Perdono avrà sempre bisogno del ministero dei sacerdoti che, se anche deboli e peccatori, sono la ripresentazione vivente di Cristo sommo ed eterno sacerdote. P. Angelo Sardone