5 giugno 2020

Mattutino di speranza
5 giugno 2020
Un pieno sviluppo mentale, culturale e relazionale che genera comportamenti e azioni adeguate al buon vivere civile, sociale e religioso, porta l’uomo e la donna ad una qualità ed uno stile di vita che si chiama maturità. La nota esperienza della maturità scolastica che si consegue dopo cinque anni di scuola superiore, è semplicemente un parametro, ma non è l’unico. Si può essere maturi già da piccoli, nell’età adolescenziale e giovanile e risultare talora immaturi nell’età adulta nella valutazione, nelle scelte e nei comportamenti. Non è semplicemente l’età che conta, ma, insieme con l’indole propria della persona, hanno significato e valore la qualità della vita, la famiglia e la formazione ricevuta, la scuola e la cultura, le esperienze fatte e le relazioni, gli ambienti di vita e le persone, la Chiesa, il lavoro. Le scienze umane spaziano nella presentazione di modelli diversificati e diversificanti di maturità o di immaturità negli ambiti più diversi: sociali, civili, lavorativi, culturali, religiosi… Anche nella vita spirituale si può essere e si è di fatto maturi o immaturi, adulti o eternamente bambini, nella valutazione di cose, persone e fatti. Si può essere affascinati e compresi delle cose più importanti e serie o consegnati al sentimento religioso puramente emotivo e sentimentale, fascinoso, ma che rimane talora epidermico, stagionale e crolla facilmente dinanzi a problemi e situazioni di difficoltà. S. Gregorio di Nissa affermava che «L’età matura è costituita da un alto stile di vita». La maturità di vita in genere cammina di pari passo con quella spirituale e religiosa, civile e scolastica, lavorativa e comportamentale, ed orienta, guida e forma l’intera esistenza umana. Nell’età della ragione, come si diceva una volta, il battezzato viene introdotto nella Chiesa col cammino di formazione spirituale personale attraverso la catechesi, la pratica sacramentale, la partecipazione e la condivisione della vita comunitaria. Per salire il monte del Signore, che è per tanti versi il monte della maturità, occorre avere «mani innocenti e cuore puro» (Sal 23,4). Nella vita spirituale il grande maestro di maturità è lo Spirito Santo e Gesù Cristo. Una bellissima espressione della Gaudium et Spes, la costituzione pastorale del Vaticano II sui rapporti della Chiesa col mondo contemporaneo, cristallizza mirabilmente il senso ed il contenuto di una autentica maturità cristiana in una bellissima affermazione: «Gesù Cristo rivelando Dio all’uomo, rivela l’uomo pienamente a se stesso!» (GS 22), quasi a dire “non c’è maturità cristiana che non nasca da Gesù Cristo e non porti a Lui”. La teologia di S. Paolo non è da meno. La vita spirituale, egli scrive, fa «arrivare all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo». Ciò comporta il fatto di non «essere più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore, ma di vivere secondo la verità nella carità, per crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo» (Ef 4,13-17). La maturità di vita cristiana dunque si stabilisce nella misura in cui si comprende «l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità della conoscenza dell’amore di Cristo che supera ogni cosa e si è ricolmi della sua pienezza». Potrebbero sembrare termini ed elementi lontani o difficili da mettere in pratica. Ma la maturità cristiana si rapporta con la maturità umana, la potenzia e l’aiuta in tutti i contesti di vita, ad esprimere nelle parole, nei gesti, nei pensieri e nelle azioni ciò che è più opportuno fare o non fare, essere o non essere e tendere oggettivamente al bene ed al meglio. La maturità cristiana dura tutto l’arco della vita, in una formazione continua ed in un impegno diuturno che se anche non è privo di difficoltà, riserva certamente soddisfazioni e traguardi gioiosi. P. Angelo Sardone