282. «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato»

La semina del mattino
282. «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4, 20).

Dinanzi alla difficoltà ed all’incapacità da parte dei capi di Gerusalemme di replicare alle parole dei due Apostoli, uomini semplici e senza istruzione, e, soprattutto, dinanzi alla presenza dell’uomo guarito ed alla risonanza che lo strepitoso evento aveva avuto tra tutti gli abitanti di Gerusalemme che glorificavano Dio, Pietro e Giovanni concludono coraggiosamente: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Come a dire: non si può andare contro la coscienza e l’evidenza. Ciò determina la testimonianza che diviene coraggiosa e sfida ogni terribile minaccia umana e paura, finanche della morte. La testimonianza storica antica e nuova conferma questa verità con tanti atti di insubordinazione all’ostilità di qualche potentuncolo o al politico di turno ossessionato dal favore e numero dei voti e degli scanni parlamentari più che da una coscienza matura che funziona ed è retta anche senza una fede religiosa. I veri grandi della storia, della società e della Chiesa si sono sempre regolati in base a questo principio, non assecondando la moda stravagante della menzogna e del sapersi accontentare piuttosto che di opporsi. Un esempio per tutti è quello di Socrate che nella sua apologia, senza paura afferma agli Ateniesi cui era sottomesso e di cui era amico: «Io obbedirò più a Dio che a voi!». Ma queste lezioni di vita sono oggi aborrite da chi nei contesti diversi della vita sociale e religiosa, pensa di essere superiore a tutto ed a tutti, finanche a Dio stesso, violando le leggi di natura, obbedendo alla propria presunzione ed al fatuo, terreno ed effimero tornaconto. P. Angelo Sardone