273. «Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine»

La semina del mattino
273. «Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine» (Gv 13,1).

La giornata odierna riassume in due momenti diversi i tratti essenziali della consacrazione e missione di Cristo, affidati alla missione della Chiesa e dei suoi ministri ed apre il Triduo di Pasqua, cuore delle celebrazioni pasquali e della stessa vita ecclesiale. La Messa Crismale celebrata al mattino o il giorno precedente, è “il preludio al Triduo Santo” (Benedetto XVI). In un momento di profonda comunione ecclesiale, il vescovo e i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e confermano la gratitudine a Dio per il dono straordinario del sacerdozio ministeriale ricevuto. Esso ha il suo fondamento nel sacramento dell’Eucaristia per la quale ogni sacerdote è nato e dalla quale è generato. La benedizione dell’Olio dei Catecumeni, l’Olio degli Infermi e la consacrazione del Sacro Crisma per la celebrazione dei Sacramenti, si pone come corollario alla funzione ed al ministero sacerdotale. Nella celebrazione serotina della Messa della Cena del Signore, si rivivono i contenuti e gli avvenimenti dell’Ultima Cena di Gesù: la lavanda dei piedi, un gesto che manifesta l’amore del Maestro per i discepoli sino alla fine (Gv 13,1) e l’insegnamento dato loro a praticare con questo eloquente atto di umiltà, un amore senza limiti e senza fine, manifestazione del comandamento nuovo dell’amore vicendevole. La trasformazione del pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue, col mistero dell’Eucaristia, è l’anticipazione del sacrificio oblativo per la salvezza dell’umanità. Eucaristia e sacerdozio sgorgano direttamente dal cuore di Cristo e sono frutto di un “parto gemello” (S. Annibale M. Di Francia). L’adorazione del Santissimo Sacramento, è il tripudio di lode e di gloria per il dono supremo della perenne presenza eucaristica di Cristo nella storia e nel tempo, veglia e compagnia a Gesù che nel Getsemani si prepara al sacrificio cruento. Oggi noi sacerdoti siamo nati. P. Angelo Sardone