248. «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16).

_La semina del mattino_

*248. «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16).*

Nella celebrazione della sua prima Pasqua Gesù è protagonista di un episodio che manifesta il suo ruolo di *tutore della sacralità del tempio e della purezza della fede in Dio Padre.* Il Tempio di Gerusalemme, orgoglio della fede del popolo di Israele, costruito in 47 anni, costituiva il punto di riferimento per l’incontro con Dio, l’offerta dei sacrifici, il compimento dei doveri religiosi sanciti dalla Legge, la preghiera. _Ma era anche luogo di passaggio e di incontro di tanta gente che ivi si riversava ogni giorno._ Era sviluppato il commercio ambulante sia per gli animali del sacrificio che per i bisogni alimentari e domestici. I cambiavalute facevano buoni affari con i pellegrini. Arso di zelo, secondo il richiamo salmodico di Davide, *Gesù fa piazza pulita di ogni cosa,* ribaltando i tavoli, riprendendo con veemenza i trafficanti, difendendo la purezza del culto e la sacralità del luogo come casa di preghiera. Fa molto pensare che proprio agli inizi del suo ministero Gesù metta le cose in chiaro in riferimento al luogo sacro per eccellenza chiedendo addirittura la sua distruzione. Ed a riprova, porta l’evento futuro della distruzione figurata del tempio del suo corpo, che ricostruirà in appena tre giorni dopo la morte con la risurrezione. *Il Tempio di Dio siamo noi,* la nostra vita, il nostro corpo, la nostra fede. Nella misura in cui la rendiamo sempre più casa di preghiera e di incontro con Dio, diverrà casa ed incontro per gli altri e la celebrazione della Pasqua sarà un evento che trasforma e redime da ogni imperfezione. *Con Dio non si mercanteggia.* A Lui si dona, come Lui si dona. _P. Angelo Sardone_