19. «Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mic 7,19).

La semina del mattino
19. «Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mic 7,19).
Il mare, come l’amore di Dio è vasto e profondo. Negli abissi dei fondali si nascondono tanti segreti del tempo e degli uomini: reperti preziosi, carcasse di navi, segni di civiltà, ordigni militari, strumenti di morte. La sua insondabile profondità è adatta ad occultare e a togliere definitivamente dalla vista qualsiasi cosa. Nella preghiera conclusiva del suo libro il profeta Michea esalta la grandezza di Dio che perdona il peccato, usa misericordia e calpesta le colpe, dichiara: «Nel fondo del mare Tu getti tutti i nostri peccati». Sembra l’eco di quanto Isaia aveva cantato in analoga circostanza: «Ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati» (Is 38,17) e la risposta a quanto il Signore stesso aveva detto: «Togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista» (Is 1,16). Il peccato dell’uomo, dal più lieve al più grave, è stato tolto dall’Agnello di Dio sull’altare della croce. Il peccatore pentito riconosce Dio benigno e misericordioso e gli chiede di non guardare più le sue colpe, di toglierle definitivamente dai suoi occhi, di gettarle negli abissi del mare. E’ sufficiente il rimorso continuo che richiama la sua personale responsabilità: «Il mio peccato mi sta sempre dinanzi!» (Sal 50,5). Dio concede il perdono a chi è davvero contrito e manifesta il fermo proposito di «fuggire le occasioni prossime di peccato». P. Angelo Sardone