La semina del mattino
1620. «Dio strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni» (Is 25,7).
Isaia è per eccellenza il profeta dell’Avvento. La scelta liturgica dei suoi brani aiuta in maniera adeguata a percorrere il cammino incontro al Signore, facendo luce sui temi fondamentali per l’accoglienza del Messia, il Dio con noi. In un cantico di ringraziamento, a seguito degli eventi della distruzione di Gerusalemme, la conversione dei popoli lontani e la conversione degli orgogliosi, il profeta apre alle prospettive universali di coinvolgimento di tutti i popoli. In esse intravvede un immenso banchetto messianico che il Signore ha organizzato sul monte di Gerusalemme dove affluiranno tutti i popoli della terra. Nella preparazione di questo evento Egli strapperà come un velo posto in faccia ai popoli e la coltre distesa sulle nazioni diverse. La simbologia richiama un tempo di pace e di prosperità che si realizzerà con la venuta del Messia. Il velo che nasconde il volto e la coltre che impedisce di vedere, si possono applicare alla situazione dell’uomo di ogni tempo, alla ricerca costante della felicità e della pace, offuscate dalle guerre che non sono solo quelle che si combattono nelle varie parti del mondo. L’invidia, le gelosie, i parossismi di orgoglio, comuni un po’ a tutti, non permettono di guardare una realtà di vita che va salvaguardata e purificata. Il tempo forte dell’Avvento aiuta a guardare diversamente ed a prepararsi all’incontro con un minuscolo Bambino che nel silenzio della sua presenza proclamerà con forza i criteri più autentici ed efficaci per accoglierlo nel cuore e nella vita. P. Angelo Sardone