La semina del mattino
1616. «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole» (Rm 10,18).
La festa annuale dell’Apostolo Andrea è corredata nella Liturgia eucaristica odierna da una pericope molto bella della lettera di Paolo ai Romani che contiene diverse citazioni del vecchio Testamento. Il versetto citato esprime la risonanza mondiale di cui gode il fratello di Simon Pietro, chiamato come lui mentre sulle rive del lago di Galilea gettava le reti per la pesca. Pur essendo già discepolo di Giovanni Battista, è attratto e sedotto dallo sguardo amorevole e dall’invito suadente dello sconosciuto che si rivelerà poi suo Maestro. In dimensione analoga si ricorda oggi il 32° anniversario del «dies natalis» del Servo di Dio P. Giuseppe Marrazzo, religioso rogazionista che ha trascorso quasi cinquant’anni della sua vita sacerdotale a Messina nel santuario di S. Antonio, pregando, accogliendo tutti senza distinzione, celebrando i misteri divini e soprattutto amministrando il Sacramento della Riconciliazione del quale divenne un vero e proprio apostolo. Chiamato da Gesù, all’età di 13 anni lasciò il suo paese nativo, S. Vito dei Normanni (Br) e la sua famiglia per entrare nell’Istituto dei Rogazionisti ad Oria (Br) dove cominciò la formazione che lo portò all’ordinazione sacerdotale il 9 maggio 1943. Fatta eccezione per un brevissimo lasso di tempo, la sua vita si svolse all’ombra del santuario antoniano a Messina. Qui, con la semplicità che gli era propria, a volta anche non compreso da quelli che gli erano accanto, svolse un intenso ministero fatto non tanto di parole, ma di Parola accolta, donata e verificata sul volto e nella vita dei suoi penitenti provenienti da tutta Messina, dal circondario e finanche dalla Calabria. Il suo amore alla preghiera, il carisma della «maternità sacerdotale» da lui intuito e praticato da un gruppetto di donne, nubili e sposate, costituiscono il proprium del suo ministero apostolico. Da un anno è «venerabile», un epiteto che la Chiesa dà a coloro che si sono distinti nella pratica eroica delle virtù in attesa di un miracolo che apra le porte alla beatificazione. Oggi, qui a Messina, ho la gioia di celebrare davanti alle sue spoglie mortali. P. Angelo Sardone